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Per la lotta al bullismo è arrivato un nuovo metodo che sembra parecchio efficace, visto che già 400 scuole in Italia hanno deciso di adottarlo. Si tratta di una app che permette alla vittima di mantenere l'anonimato e a chi di dovere di poter intervenire prontamente. "Luca R. mi bullizza da mesi", "Paolo della III B ha molestato la mia amica nel bagno", "Balbetto, i miei video girano per tutta la classe".

Appena cinque secondi - si legge su Repubblica - e il messaggio, inviato alla scuola, scompare. Sul cellulare della vittima non resta traccia.

Ma il tutto arriva direttamente al preside.

Al progetto Convy School hanno già aderito in tantissimi. La maggior parte in Calabria, Sicilia, Puglia.

"Ora - spiegano gli ideatori del programma a Repubblica - con la app si sentono liberi, tutto avviene via messaggio, il loro mezzo di comunicazione, e la tutela assoluta della privacy".

La app, spiega Giovanna Chiesa, Ceo di Convy, "è nata dalla mente di Valerio Pastore, esperto di sicurezza informatica e crittografia militare. Uno strumento molto semplice per sensibilizzare i ragazzi, aiutare loro a confidarsi e le scuole a intervenire".

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“Bullismo e cyberbullismo: pericoli in rete e social network”

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“App-prendo: insieme per una rete sicura e per la prevenzione del cyberbullismo”

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Alcuni dati

Il covid e la didattica a distanza ha purtroppo acuito il problema.

Il fenomeno è trasversale sia per quanto concerne i ragazzi che le ragazze 

Una ricerca dell'"Osservatorio (in)difesa" realizzata tramite un questionario sottoposto a 6.000 adolescenti, dai 13 ai 23 anni, provenienti da tutta Italia, rivela che il 68% di loro dichiara di aver assistito ad episodi di bullismo, o cyberbullismo, mentre ne è vittima il 61%

Ragazzi e ragazze esprimono sofferenza per episodi di violenza psicologica subita da parte di coetanei

Mentre dopo il cyberbullismo, l’incubo maggiore per le ragazze è il Revenge porn (52,16%) insieme al rischio di subire molestie online (51,24%) l’adescamento da parte di malintenzionati (49,03%) e la perdita della propria privacy (44,73%).

Si impone sempre più la necessità e l’urgenza di effettuare un lavoro di rete per affrontare concretamente queste problematiche.

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